TA'
Moretti&Vitali, febbraio 2011
( Selezione Premio Viareggio 2011)
pp.160
euro 14,00
in copertina : Omaggio a Fontana
PROSSIMA USCITA SU CARTA:
nota di Marco Furia per La Mosca di Milano
ESTRATTI
* estratto dalla recensione di Luca Benassi in Puntoacapo gennaio 2012
* estratto dalla recensione di Luca Benassi in Puntoacapo gennaio 2012
. Come la cenere che ricopre strade e rovine ne La
Strada di Mac Carthy, così la neve ricopre col suo manto gelido e farinoso
l'essenza di ogni cosa. Risulta allora chiaro il sottotitolo del volume: Poesia
dello spiraglio e della neve, ciò che viene visto è subito ricoperto:
idee oggetti, abitudini, sono soggetti a un continuo processo di impalpabile
scomparsa nell'indistinto, in una neve che, se con il suo candore è segno di
purezza, con la sua gelida uniformità conduce verso una massificata omogeneità.
Sbucano come pennacchi i versi di questa poesia: distici, strofe di pochi
versi, battiti, esclamazioni. Ciò che rimane di un mondo freddo e austero, il
nostro mondo di contemporanei.
(Luca Benassi)
* in Poesia Crocetti Editore Dicembre 2011
di Roberta Bertozzi
Estratto dalla recensione in ‘Poesia’ Crocetti (dicembre 2011)
“…E se, come ha scritto Jean-Luc Nancy, l’ontologia è una fonologia, l’impressione è che la poesia di Ida Travi sia proprio tesa a verificare questo assunto; tesa a considerare l’espressione acustica non tanto in quanto medium o come articolazione di un discorso, quanto come rivelazione del nostro essere, di quel primo, e definitivo, stampo di noi che solo la parola a viva voce sa realizzare”.
* in QuiLibri gennaio 2012 (Librerie Feltrinelli)
Il Manifesto 4 maggio 2011
a cura di Marina Corona dall'intervista
D. Come tutta la tua produzione ha un aspetto che
definirei enigmatico. Tu dici, nella quarta di copertina che Tà è un luogo: “…
forse una casa, forse un’ex fabbrica …” e che il suo nome dipende, per
analogia, da parole come: “… taglio, tavolo, tasca … carità …” queste
affermazioni rendono da sole ragione del clima enigmatico che circonda “Tà”.
Ora io ti pongo due domande, una generale e una più personale: la vita per te è
un enigma irrisolto o un processo in qualche modo consequenziale? E poi: nella
tua esperienza di vita c’è un enigma?
R. In copertina Tà, poesia dello spiraglio
e della neve mostra una tela bianca tagliata. E’ un omaggio a Fontana. Da
un lato l’immagine dice il bisogno di rompere con lo stato delle cose e d’altro
lato dice del taglio che io stessa ho inferto al mio linguaggio, riducendolo
all’osso. Ma un taglio su una tela è
anche uno spiraglio, ristabilisce il dentro e il fuori, ti ridà il limite d’un
mondo. E’ una fessura e ti ricorda che c’è un oltre, aldilà del punto in cui
sei. Dopotutto la vita stessa
comincia così…Con TA’ ho cercato
di spogliare la poesia d’ogni orpello. In TA’ c’è una certa adesione alla
realtà, però come da sopra, sì, c’è
una specie di sur/realtà. C’è il mondo naturale ma si pensa a qualcosa di
sopra/naturale. Come se lì, in TA’, il
reale coi suoi pochi oggetti sparsi, sforasse
nello spirituale. Cosa c’è di sopra/naturale in una vanga, in un ramo, in un
cucchiaio? Non so, del resto niente di sopra/naturale si acquista direttamente
da una dimensione spirituale, bisogna prima aver a che fare con la vita
materiale, e c’è sempre un passaggio, uno spiraglio appunto, che ci aiuta a
passare da un piano all’altro. Da questo passaggio continuo, da questo scentramento nasce forse l’impressione
di enigma che hai notato. Un enigma è una domanda che rimane separata dalla
risposta. Come la poesia stessa.
* estratto dalla presentazione per Salotto Caracci settembre 2011
e pubblicaz. in L'Immaginazione Manni Editore
di Vincenzo Vitiello
"...Difficile entrare nel cosmo poetico di Ida Travi, che, aperto a tutte le voci del mondo, tutte le accoglie trasvalutandole. Non è l’operazione comune all’uomo come all’animale, come alla pianta, l’operazione che è propria della vita, che cresce su se stessa nutrendosi dell’altro da sé; neppure è l’operazione che l’ermeneutica contemporanea ha teorizzato come ‘fusione di orizzonti’, che si attua nel dialogo tra uomini, appartengano essi alla stessa età o non, alla medesima storia e civiltà o non. È qualcosa di profondamente diverso, ché Ida non assimila l’estraneo a sé, all’opposto, tenta di farsi estranea con l’estraneo, e così lo trasvaluta, lo rende altro da quel che era, rendendo se stessa altra da sé.
Perciò quando dialoghi con lei,
hai la sensazione che ti penetra nell’anima, e quel che hai detto, te lo
restituisce cambiato, diverso, non dico più profondo, certo più intimo. Dopo
che hai parlato con lei, ti senti legato alla tua parola: ecco son io, quel che
ho detto son io. Sono la mia parola. E invece è il dono che lei ha fatto a te.
La tua parola te la restituisce ‘più’ tua. In
Tà – libro non difficile,
difficilissimo – l’operazione è più complessa. Hai immediatamente l’impressione
che Ida non abiti più il tuo mondo, il mondo di tutti e di ciascuno. In certo
modo questo mondo – il comune, quotidiano mondo in cui ci muoviamo, pensiamo,
viviamo – non c’è, non c’è più, posto che mai ci sia stato.
..."
* di Franca Rovigatti Il Manifesto 6 maggio 2011
"...Ogni cosa in effetti luccica in questi versi, ma per spostamenti minimi, per gioie e dolori senza clamori, perché tutto è piccolo e grande allo stesso tempo, caduco e immortale. E lo stesso tempo ha sempre due volti, due vie, appunto: l'alto e il basso, la luce e la tenebra, la parola e il silenzio, e ciò perché, come scrive la stessa Travi ne L'aspetto orale della poesia,(1) "la lingua materna [...] lascia andare sia il trionfo che l'orrore. (...)"
http://www.anteremedizioni.it/files/file/TESTO%20RECENSIONE%20Franca%20Rovigatti.pdf
"da Milo De Angelis (ottobre 2011)
."..sto leggendo Tà, ascolto la sua voce interrogativa e trepidante, l'eterna vocina dei morti nella sera..".
"da Milo De Angelis (ottobre 2011)
."..sto leggendo Tà, ascolto la sua voce interrogativa e trepidante, l'eterna vocina dei morti nella sera..".
* di Roberto Caracci (settembre 2011)
"---Non siamo semplicemente nella scrittura e non siamo semplicemente agli albori del linguaggio -non potremmo più esserlo-, quando la relazione neo-natale e neo-materna io/tu identificava la comunicazione con la percezione e la risposta al miracolo della pura voce materna. Siamo nella poesia che si volge alla propria origine, che lascia filtrare in sé il suono primordiale del mondo, delle cose, del corpo sonoro della madre...
....E' la tensione fra il dentro e il fuori, con la relativa pro-tensione del dentro verso il fuori e del fuori verso il dentro: brecce, fessure, tagli, spiragli nel muro, nelle porte, nelle finestre da una parte, in cui la nostalgia dell'infinito e dell'indefinito si riversa come nelle sforbiciate di Fontana...."
scheda video
* di Fiorangela Oneroso* (settembre 2011) "...Si vive in un continuo stato di stupore a rischio di frantumazione. Infatti, per Ida Travi, la vita è perennemente sottoposta al dominio del “Tà”, il suono onomatopeico che scandisce il passare del tempo, l’inizio e la fine: il taglio di un ramo, la prima sillaba di una parola, la sillaba ultima . Tà, fonema ambivalente. Creativo e distruttivo. Tà, come il bello e il buono, ma anche come il triste e il crudele. Come il sereno e il tranquillo ma anche come il turbolento e l’inquietante. (...) "
* di Luigi Bosco Ricominciare da TÀ. Per una nuova mitologia contemporanea ( luglio 2011)
"...E a me pare che, con questa raccolta, Ida Travi tenti di fare proprio questo: assumersi la responsabilità di offrire al mondo la possibilità di una nuova realtà, con tutti i rischi che ciò comporta. Lo fa proponendo ciò che a me piace definire una nuova mitologia contemporanea che «narra ciò che in realtà non è, o non accade una volta per tutte, ma si fa, fuggevolmente diventa. (...) "
*di Stefano Guglielmin ( giugno 2011)
"...In nessun altra poesia come in quella di Ida Travi ogni cosa (gesto, paesaggio, oggetto) tiene il mondo nella sua quadratura di cielo, terra, divini e mortali, lo si sente agire in essa, in una tensione com-movente. I quattro, infatti, si muovono insieme verso di noi, che siamo della stessa sostanza, ci scuotono intimamente, affinché ci si ponga in ascolto vigile della "briciola smagliante" che ogni cosa è nel grembo del mondo.(...) "
*di Alessandra Pigliaru ( marzo 2011)
"... La cesura di Tà. Poesia dello spiraglio e della neve (Moretti&Vitali 2011) sta soprattutto nei luoghi inesplorati dove la poeta porta con sé simboli e cifre che la contraddistinguono cercando nuove tracce, nuove foglie che sanno sollevarsi fieramente, come un preghiera : Inna, mostrami il piede sicuro || C’è un fiore | sotto il piede sicuro || getta la croce|| la zolla è calda | l’erba cresce come una santa." (...)
*di Marina Corona (aprile 2011)
"....Che cosa in “Tà” lega la voce narrante ai suoi compagni? Certo la comune inquietudine per qualsiasi coordinata spazio-temporale che li contenga, certo il comune senso di un’attesa incombente dell’avverarsi di un nuovo evento, tale da metter fine all’angoscia, ma che non si avvera mai, certo l’insidioso disagio per uno stare impossibile in questo ‘non luogo’ (...)
*di Rosa Pierno (aprile 2011)
"...Storie scompaginate, brandelli di storie, o meglio, nuclei da cui può partire un intero racconto, una saga. L’innocenza del racconto, riposando su un suolo infido. Saranno ancora quegli stessi simboli a mostrare la doppia faccia di ogni medaglia, l’altro aspetto delle cose, quello raccapricciante: che slega e fora. Inutilmente si farà riferimento al sonno come elemento riparatore, che solleva da tale stressante realtà. Non sarà che il sonno procura gli stessi deliri presenti nel linguaggio?" (...)
*di Luce Tondi (giugno 2011)
"...Il contrasto sta tutto in una forma di espressione che definirei appunto obiettiva, aderente alla vita concreta delle persone, e nello stesso tempo profondamente rarefatta nella sua tragica astrazione, con quegli interrogativi tutti senza risposta, per cui l’unica possibilità è resistere, farsi forza. Anche se il dramma è perentorio “sei troppo vicina alla morte/ sei a rischio” alla fine “torneremo a casa? / Sì / torneremo a casa” (...)
Ida Travi, Tà. poesia dello spiraglio e della neve, Moretti e Vitali Bergamo 2011
Una nota intera:
Una nota intera:
Il manifesto
4 maggio 2011
11 CULTURA
2011.05.04
di Franca Rovigatti POESIA
Nei versi di Ida Travi il bisbiglio sommesso della lingua
materna
Tà, come tavolo, talamo, tasca. Tà come fine d'eternità,
realtà, libertà... volontà... verità, vanità, carità...: così Ida Travi nell'Introduzione
inizia a compitare il titolo del suo nuovo libro, Tà, poesia dello spiraglio e
della neve, appena uscito da Moretti & Vitali.
Lo
spiraglio. Travi dice ancora: Tà, come un taglio nella tenda, e la severa
copertina, con l'Omaggio a Lucio Fontana, mostra sette tagli verticali su una
tela chiara. Spiraglio, spiragli: ma da cui vedere cosa? Un luogo austero,
forse una casa, forse una ex fabbrica (...) è un luogo limitato da assi, chiuso
da lenzuola... Dallo spiraglio si intravedono oggetti, piccoli movimenti, e si
possono udire i frammenti di un discorso continuamente interrotto e
continuamente ripreso. Il lettore, incollato allo spiraglio, cerca di mettere
insieme indizi, ma il piano dell'azione si sposta di continuo, la scena
scompare.
Attraverso
lo spiraglio appaiono gli oggetti di un quotidiano povero e antico, contadino:
la vanga, il rastrello, il carro, il cucchiaio, il pettine, il tovagliolo, il
cappotto, il pane, la tazza, la corda, la falce, la benda, il martello. Poco di
più: sono questi gli utensili di Tà. Gli abitanti sono esseri comuni, sono
post. Post-studenti, ex-lavoratori, viandanti... Vanno e vengono. Ripetono
sempre le stesse cose, hanno nomi strani, che non appartengono a nessuna lingua.
Quel che di loro si riesce a vedere sono frammenti di gesti, baluginii,
posizioni. Un vivere muto, sordo: la voce-poeta pone continue, accorate,
domande. Come per svegliarli da un incanto che li ha resi sonnambuli. E' la
voce profondamente coinvolta di uno che sta fuori, e guarda, ma che sta anche
totalmente dentro: Vivono con noi / Dici sempre - con noi / ma che vuol dire
noi / noi chi?
A Tà
c'è un'attesa: lo annuncia il titolo dell'introduzione, Tempo d'attesa fra le
quattro mura. Ma non si capisce se l'evento atteso sia temuto o desiderato:
certo, è tangibile il bisogno che qualcosa arrivi e muti lo stato di inerzia,
lo stallo: Non c'è niente di liquido, qui dentro / non c'è niente che scorra,
in questa casa. Qualcosa che arrivi come il vento, il bambino, l'amore: Quando
tutto sarà al suo posto / saremo felici come colombi / Avremo i capelli azzurri
/ bianchi come la neve. L'attesa riguarda il futuro, implica il tempo (Tà, come
la lancetta che si sposta): ma il tempo è poco, tutto così breve, qui. L'ordinato procedere del tempo,
avverte Travi in epigrafe all'introduzione, è anch'esso un'illusione, almeno a
Tà: Impossibile tornare al passato, impossibile guardare al futuro. A Tà sembra
non esserci posto per la speranza. Ma c'è la neve. Ci sono gli alberi, i rami,
il fiume, l'innocenza degli animali, delle rose, delle fragole. Oltre lo
spiraglio, in un suo altrove, la natura si concede alla visione. Non parla, non
tace, non risponde, non interroga: semplicemente c'è.
La
lingua di Tà è povera: un vocabolario ridotto al minimo, ma sempre estremamente
concreto. Al punto che sembra di vederla nella penombra, la tazza, di poterla
prendere dal tavolo di legno scuro, di poterci bere. Una parola tanto concreta
da realizzare l'unione di segno, suono e senso, il sogno di ogni poeta, la
caratteristica vitale della poesia orale. Su questo tema, o luogo, Ida Travi ha
lavorato a lungo (L'aspetto orale della poesia, 3?ediz. Moretti & Vitali
2007): per rendersene conto, basta averla sentita quando ?dice? i suoi testi.
Secondo Travi (che domani sera all'Esc di Roma, via dei Volsci 158, ?dirà? Tà)
poesia orale è ?la prima lingua, la lingua materna (...) che contiene -
attraverso la lingua poetica - il bisbiglio?. La ?lingua materna? come matrice
della ?lingua poetica? è tema fondamentale nella poetica di Ida Travi, non si
può prescinderne se si vuole entrare in sintonia con Tà. Come dice Travi: ?credo
che ognuno porti impressa in sé la traccia di quell'incredibile esperienza che
fu l'ascolto delle voci fuori, quando ancora eravamo molto piccoli e la nostra
vita assomigliava ad un interno lattescente?.
Ecco
lo spiraglio. Ecco la neve.
Franca Rovigatti
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